Ischia non smette mai di sorprendere. Uno pensa di aver visto tutto, e invece ogni volta l'isola più grande del Golfo di Napoli regala un nuovo racconto. E nuove emozioni. Come Via Giorgio Corafà, l'antica "Via del Commercio" che collega Testaccio ai Maronti. Così descritta, nel 1937, dall'eccentrico Giuseppe Orioli, autore del "Giro Indipendente dell'isola d'Ischia" (Imagaenaria Edizioni Ischia, 2004):
"Un piacevole sentiero in discesa, quasi tutto a gradini (...) porta alla spiaggia di Maronti, alla cui estremità giace Sant'Angelo. Quella spiaggia è la più vasta di Ischia e senza dubbio diverrebbe frequentata per i bagni se vi arrivasse una strada carrozzabile. Più volte la costruzione di tale strada è stata progettata, ma il progetto non è stato mai attuato per la difficoltà dovuta a quei profondi ed ampi abissi chiamati 'cave' da cui l'isola è solcata un po' dappertutto".
Nient'altro che una strada dunque, eppure in grado di raccontare molto di quel che era l'isola d'Ischia. Per esempio - come apprendiamo da Orioli - che la fama turistica dei Maronti è un dato relativamente recente e che perlomeno fino agli anni '50 del secolo scorso la pesca, non certo il turismo balneare, era la risorsa principale della zona.
La pesca, insieme all'agricoltura e alle terme. Infatti, la strada venne fatta costruire dal conte Giorgio Corafà (1692-1775) per recarsi più agevolmente alle acque "miracolose" di Olmitello e Cavascura, sorgenti che lo stesso aveva provveduto a fare incanalare per la prima volta. Naturalmente del sentiero cominciarono a servirsi anche i pescatori che alla Marina di Maronti avevano le loro imbarcazioni e i loro traffici. Da qui l'altro nome di "Via del Commercio" testimonianza del passato glorioso del borgo di Testaccio, nel XIX secolo (dal 1806 al 1879) settimo comune dell'isola d'Ischia.
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